martedì 21 giugno 2011

Storie di ordinaria immigrazione


Queste sono le storie di immigrazione che vengono dal mondo reale, storie di minorenni sodomizzate, stuprate e torturate per ore da branchi di immigrati che poi il giudice di sinistra di turno mette in libertà nell'arco di pochi giorni, quando e se le forze dell'ordine riescono ad assicurarli alla giustizia. Questo è il paese che sogna Nichi Vendola, forse pensando che agli italiani e alle italiane piace essere sodomizzati con la forza.

Violentata per tutta la notte da cinque ragazzi in un casolare abbandonato. Un incubo per una diciassettenne romana, un nuovo stupro di gruppo che ha riacceso immediatamente le polemiche sulla sicurezza nella capitale. Gli agenti di Vittorio Rizzi il capo della mobile, hanno ammanettato, dopo cinquanta giorni di indagini, tutti i componenti del branco. Si tratta di cinque giovani di origine filippina, uno di 21 anni, due di 20 e due di 19. La vittima della violenza, che chiameremo Federica, aveva concesso l'amicizia su Facebook, qualche tempo prima, a uno dei suoi aguzzini ma l'incontro che ha portato allo stupro è stato fortuito.

È accaduto la notte del 30 aprile scorso, verso l'1,30, mentre la città si preparava alla cerimonia per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Federica era assieme a quattro amici, due ragazzi e due ragazze, tutti minorenni all'interno dell'edificio diroccato nel parco della Pineta Sacchetti, un'area verde molto suggestiva ma che, al calare del buio, è totalmente abbandonata. Nel casolare c'erano anche i cinque filippini che avevano bevuto e fumato marijuana e, a un certo punto, si sono accorti della presenza dell'altra comitiva. Tutto è nato come un gesto di bullismo, una delle tante rapine di "baby gang" che sono ormai ordinaria amministrazione a Roma. Armati di bastoni, i cinque sono balzati addosso ai ragazzi più giovani e li hanno costretti a consegnare i cellulari e i pochi soldi che avevano in tasca. Poi hanno notato la ragazza, molto carina, e le hanno ordinato di seguirli in un'altra stanza della costruzione.

Quello che è accaduto in seguito, per Federica, è stato un calvario finito solo all'alba. La ragazza è stata brutalizzata, sodomizzata, stuprata a turno da tutti e cinque gli aggressori e tenuta prigioniera per più di cinque ore. A un certo punto uno dei violentatori è andato a casa e, due ore dopo, ha chiamato gli amici: "Cosa state facendo?" "La stiamo ancora stuprando" è stata la risposta. "Allora torno" ha replicato il giovane e così è stato.

Nella prima mattinata, i cinque hanno riaccompagnato a casa la loro vittima, che abita in zona. Nel frattempo, i suoi amici avevano chiamato il "113": "Ci hanno rapinati e hanno portato via Federica - hanno raccontato - abbiamo paura che le facciano qualcosa di brutto". La zona è stata immediatamente setacciata da numerose volanti e auto civetta della mobile. Appena rincasata, la diciassettenne, piangendo, ha raccontato tutto alla madre che l'ha portata in ospedale.

Non è stato facile, per gli investigatori, identificare tutti e cinque gli stupratori, che la ragazza e i suoi amici conoscevano soltanto di vista. Ma uno di loro, qualche tempo prima, aveva contattato Federica su Facebook e l'amicizia virtuale è stata una pista utilissima. Il primo a cadere nella rete è stato il più grande dei cinque. Quando gli è stato fatto il prelievo di saliva per il test del Dna il ventunenne ha capito di non avere scampo e ha confessato tutto. È stato lui a mettere gli agenti sulle tracce dei complici, rintracciati e ammanettati uno dopo l'altro. Si tratta di ragazzi filippini figli di immigrati, nessuno dei quali ha precedenti penali. L'accusa è di violenza sessuale aggravata e sequestro di persona. Per Federica, un trauma che sarà molto difficile superare.

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